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Le immagini sono vietate da Dio anche se non ricevono culto religioso?

Ultimo Aggiornamento: 06/06/2011 18:42
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06/06/2011 18:31

Riflessione sulla liceità delle immagini ornamentali

Ho scritto quanto segue, in risposta a questo articolo publicato da Nicola Martella. Lui mi ha risposto a sua volta, e ne è nato un dibattito che può essere edificante. Le mie parole sono in blu scuro, le sue in rosso scuro.

IMMAGINI DI GESÙ
di Nicola Martella
 
La questione

     Sulle bacheche dei miei contatti vedo sempre più spesso immagini di Gesù o presunte tali. In genere condividono ciò che mettono in rete altri. Allora si leggono inviti del genere: «Se ami Gesù, metti mi piace e condividi». Una tale presunta immagine di Gesù, mostra un uomo d’apparenza occidentale, in genere con occhi azzurri, capelli lunghi da hippy, barba più o meno lunga, volto radioso da un centinaio di watt, eccetera. Spesso sembra un Gesù scandinavo o un divo di Hollywood.

     A chi fa presente che in effetti non si tratta di un’immagine reale di Gesù, ma che anzi essa possa indurre all’idolatria, l’altro (che ha messo tale presunta immagine di Gesù in rete) risponde in genere che lui lo la usa solo in senso figurativo.

Dalla figurazione all’idolatria

     A persone del genere faccio presente che quello è, secondo i casi, un Gesù svedese o statunitense e non un uomo nato e vissuto nella Palestina di due millenni fa. Quindi, è qualcosa che non mi piace. Poi evito di farmi immagini di Cristo, poiché ciò porta alla venerazione delle immagini e all’idolatria.

     Come mai dei cristiani evangelici pubblicano immagini del genere? Il cattolicesimo è una cultura epidermica; la conversione all’Evangelo, non sempre porta a un cambiamento culturale. Ecco lo sviluppo socio-religioso e la dinamica di tale fenomeno. Scivolando, scivolando, ci si abitua alle cose, che poi diventano ovvie mediante l’uso. In internet (come nella vita reale) c’è una mutua «contaminazione», secondo la seguente logica: lo fa lui, lo importo io; se lo fa lui, che io stimo, significa che è legittimo farlo. Poi, altri seguono chi imita altri per lo stesso meccanismo. Così si crea una convenzione, che scusa l’uso e per la quale si cercano attenuanti.

     In giro ci sono sedicenti immagini di Gesù provenienti da mistici e presunti tali, che affermano di aver visto in visione il Signore Gesù e di averlo poi dipinto o fatto dipingere da un’artista su loro descrizione. Anche tali immagini non si differenziano dai cliché dei presunti Gesù occidentali. Per altro, tali immagini sono una differente dall’altra; allora, poiché Gesù non è trasformista, tali mistici hanno solo visto le immagini delle proprie sinapsi.

     In alcune chiese storiche si è cominciato nei secoli con la rappresentazione di Gesù. Col tempo, si è attribuito a certe immagini una derivazione trascendentale (immagini cadute dal cielo, ecc.) o un potere sovrannaturale (presunti miracoli, ecc.). Dalle immagini quale la rappresentazione di Gesù si è passati alla loro venerazione, a feste particolari in loro onore e a culti specifici per loro. In tal modo, la convenzione partorisce l’idolatria cristianizzata.

Aspetti scritturali

     Gesù stesso disse a Tommaso, che voleva assolutamente vedere per credere: «Perché m’hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno veduto, e hanno creduto!» (Giovanni 20,29). Gesù non si preoccupò di trasmettere ai posteri la sua immagine.

     Dopo l’ascensione di Gesù, i discepoli rimasero a lungo col viso all’insù. Due esseri celesti dissero loro con un certo puntiglio e con una buona notizia: «Uomini Galilei, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù, che è stato tolto da voi e assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo» (Atti 1,11). Questo fu il punto, in cui Gesù fu tolto dagli occhi dei suoi seguaci, per assumere il ministero di mediatore e garante di salvezza presso Dio Padre. Il ricordo di Gesù era ancora fresco, ma nessuno dei suoi seguaci si preoccupò di fare un ritratto di Gesù, per tramandarlo ai posteri.

     Già al suo tempo, Paolo affermava: «Se anche abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo conosciamo più così» (2 Corinzi 5,16). L’ascensione al cielo aveva portato un cambiamento sostanziale nel rapporto con Gesù Cristo.

     Il Gesù, che l’apostolo Giovanni vide in visione nell’Apocalisse, era trascendentale e irrappresentabile, trattandosi di «Uno somigliante a un figlio d’uomo, vestito d’una veste lunga fino ai piedi, e cinto d’una cintura d’oro all’altezza del petto. E il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come candida lana, come neve; e i suoi occhi erano come una fiamma di fuoco; e i suoi piedi erano simili a terso rame, arroventato in una fornace; e la sua voce era come la voce di molte acque» (Ap 1,13ss). Giovanni non si preoccupò di far fare a un artista un quadro preciso del Cristo trascendente, per farlo conoscere agli altri cristiani del suo tempo e dei secoli a venire.


Nicola Martella, il principio di base che dobbiamo ricercare per rispondere alle tue domande è se la volontà di Dio sia contro tutte le immagini in quanto tali, oppure soltanto contro le immagini che diventano oggetto di culto religioso idolatrico. Pensa al serpente di bronzo e ai due cherubini sull’arca dell’alleanza. Tutti noi siamo concordi che erano vere e proprie immagini religiose, e siamo tutti d’accordo che non erano idoli, e che Dio non voleva che ricevessero culto religioso. Se un principio di Dio è assoluto, lui stesso non lo contraddirà MAI. Per esempio se Dio è contro il culto delle immagini, non darà mai in nessun caso il comando a qualcuno di dare culto d’idolatria alle immagini, su questo penso che siamo tutti d’accordo. Se Dio fosse anche contrario in modo assoluto a tutte le raffigurazioni simboliche e artistiche, non avrebbe mai in nessun caso dato ordine di fare costruire cose come il serpente di bronzo e le statue dei cherubini. «Dio non è un uomo, da poter mentire, né un figlio d’uomo, da doversi pentire. Quando ha detto una cosa non la farà? O quando ha parlato non manterrà la parola?» (Nu 23,19). Quando Dio ha comandato la costruzione delle statua del serpente e delle statue nel tempio, sapeva benissimo che in futuro alcuni avrebbero travisato il senso di questi oggetti e li avrebbero considerati idolatricamente (2 Re 18,4; Ger 7,4), eppure questo non gli ha impedito di farli costruire.

     Avendo chiarito l’equivoco sul piano teologico, passiamo ora a quello pastorale. È vero una persona che viene dal cattolicesimo romano, specie se è appena convertita, può non essere ancora in grado di distinguere illustrazione e culto, quindi secondo il principio di Romani 14 che non dobbiamo turbare la coscienza del debole, dovremmo adeguarci alla sua coscienza. «Badate che questo vostro diritto non diventi un inciampo per i deboli. Perché se qualcuno vede te, che hai conoscenza, seduto a tavola in un tempio dedicato agli idoli, la sua coscienza, se egli è debole, non sarà tentata di mangiar carni sacrificate agli idoli? Così, per la tua conoscenza, è danneggiato il debole, il fratello per il quale Cristo è morto. Ora, peccando in tal modo contro i fratelli, ferendo la loro coscienza che è debole, voi peccate contro Cristo. Perciò, se un cibo scandalizza mio fratello, non mangerò mai più carne, per non scandalizzare mio fratello» (1 Cor 8,9-12) Se un mio fratello è scandalizzato dal pesce sulla macchina, o dal fatto che non sono vegetariano e questo lo porta alla morte spirituale, per non farlo apostatare dalla fede, sono disposto a togliere il pesce e a non mangiare carne, anche se ho diritto di fare queste cose. Non c’è nulla di male che in una chiesa ci siano la croce o le vetrate colorate con episodi della vita di Gesù e degli apostoli come in molte chiese luterane e anglicane, è chiaro che queste figure hanno un significato al 100% diverso dal concetto cattolico di «statua miracolosa» quale la «madonna di Fatima» e il «bambino di Praga». Non ho mai sentito di protestanti che davano «culto d’idolatria alle vetrate».

     La realtà è che viviamo in un paese con una pesante idolatria religiosa e che la chiesa evangelica italiana, per reazione, ha preferito dare il suo no assoluto a questo punto. Esattamente come la chiesa evangelica nel mondo anglosassone che visti i problemi causati dall’alcol in molti casi (non tutti) ha vietato totalmente ogni bevanda alcolica. Sono scelte dovute a «eccesso di prudenza» che portano all’eccesso opposto.

     Vedi Nicola, le persone che ti hanno portato alla fede all’inizio erano state sicuramente condotte dal Signore, ma non devi pensare che tutte le dottrine, che ti hanno insegnato, siano tutte vere. Troppe volte sento credenti parlare delle «proprie posizioni» per poi scoprire che queste «idee loro» sono al 100% uguali alla teologia della chiesa che frequentano, a quello che credevano i missionari che li hanno condotti alla fede, o al contenuto dei libri che hanno letto, senza nessuna riflessione ed evoluzione di pensiero loro personale (p.es. questione «no assoluto all’alcol»). Seguendo il principio di «no assoluto a ogni immagine» non potremmo neppure mettere il pesce cristiano sulla macchina, e i cristiani sbranati dai leoni e perseguitati dai romani, che usavano la simbologia del pesce per riconoscersi fra di loro nelle persecuzioni, erano tutti degli idolatri. Non mi sento di condividere pensieri di questo tipo che condannano dei fratelli martiri per Cristo all’inferno (cfr. Ap 21,8), a ognuno le sue scelte. Dio ci benedica.

     Preciso che sono contrario alle immagini di Gesù «biondo con gli occhi azzurri» e a tutti i tentativi di presentarlo come appartenente a un gruppo etnico diverso dal popolo ebraico. Sono totalmente contrario a icone, santini, rosari, reliquie, statue miracolose, portafortuna, amuleti, ecc. Quanto affermato in precedenza riguarda la «non peccaminosità» e «non idolatria» delle vetrate colorate nelle chiese protestanti, del pesce cristiano sull’automobile e delle raffigurazioni nelle riviste della scuola domenicale. 

Nayax79 ho parlato del fatto che in queste cose bisogna avere molto equilibrio, essendo questo un crinale molto sottile e un campo molto minato. Io parlo di «immagini del sacro», ossia di ciò che è, o è ritenuto, trascendentale.

     Il serpente di rame, lo ribadisco nuovamente, non era nato come oggetto di culto, ma come simbolo dei serpenti, che morsero gli Israeliti (Nu 21,9). Faccio notare che non era una «statua», come il mio interlocutore distrattamente ha affermato, ma un pezzo di bronzo messo in cima a un’asta. Esso non nacque quindi come «immagine del sacro». Che esso divenne poi oggetto di venerazione da parte d’Israele, non era nelle intenzioni di Dio né di Mosè (2 Re 18,4).

     Ribadisco nuovamente che altra cosa era il vitello d’oro, che nacque fin dall’inizio come rappresentazione dell’Eterno, ossia del Dio che trasse gli Israeliti dall’Egitto (Es 32,1.4.23). Ciò fu considerato corruzione (v. 7) e un «gran peccato» (v. 21), lesa maestà e infrazione del patto. E le conseguenze furono dure e drastiche (vv. 19-28).

     Quanto ai due cherubini, si dimentica che nessuno del popolo li aveva mai visti, non erano quindi oggetto di venerazione. L’arca, quando era trasportata, veniva coperta con più strati di materiali (Nu 4,5ss); nessuno poteva avvicinarsi a essa (Gs 3,4) o toccarla, pena la morte (2 Sm 6,6s). Nessun israelita aveva immagini di cherubini a casa propria, poiché ciò era considerato idolatria; infatti, essi erano fatti come sfingi e i pagani li adoravano. Quindi per gli Israeliti c’era una proibizione assoluta di farsi «immagini del sacro» di qualsiasi tipo. Non esiste neppure un brano nell’AT, in cui è stato reso il culto a cherubini.

     Quindi l’equivoco sul piano teologico non è chiarito o almeno non del tutto. Non si può basare tutta una trattazione teologica dell’uso delle immagini su due casi narrativi, a cui si può dare il significato che si vuole. Una teologia valida si basa non su racconti soltanto, ma su prove esegetiche certe, attinte da un chiaro insegnamento della Scrittura. Altrimenti la dialettica raffinata fa apparire grande, ciò che è piccolo, e viceversa. Quindi, dove sta il chiaro insegnamento della Torà, dei profeti, di Gesù e degli apostoli riguardo alla legittimità delle «immagini del sacro»?

     Romani 14 non parla d’immagini, ma di cibo e di giorni; quindi è fuorviante applicarlo qui, poiché contraddirebbe il pensiero esplicito di Paolo; per altro in 1 Corinzi 8 Paolo affrontò tale questione a hoc, rimbrottando proprio chi era «seduto a tavola in un tempio d’idoli» (v. 10), poiché il suo modo di fare diventava una trappola per chi era debole e, in tal modo, peccava contro Cristo (vv. 11s).

     Quanto alle chiese anglicane, anche lì ci sono molte sacche d’idolatria e alcune chiese non si differenziano molto da quelle cattoliche; e neppure le chiese luterane sono del tutto esenti da ciò. Non ho nulla contro le decorazioni simboliche in libri (anche la nuda croce), ma ho i miei dubbi che le «raffigurazioni del sacro» in locali di culto rimangano senza effetto psicologico e spirituale. Non dobbiamo orientarci a nessuna denominazione corrente, ma all’insegnamento del NT e alla chiesa del primo secolo. Visto che la chiesa al tempo degli apostoli non aveva raffigurazioni di nessun tipo nei luoghi d’incontro, come ci riportano i cosiddetti «padri della chiesa» e altri scrittori dei primi secoli, facciamo bene a seguire il loro esempio.

     Non è un caso che il giudaismo a tutt’oggi rinuncia a «raffigurazioni del sacro» e si limita solo a simboli (Menorah, ecc.); si veda anche l’Islam, che ha preso questo dal giudaismo.

     «Eccesso di prudenza»? Lo avevano anche gli apostoli, le chiese dei primi secoli, i padri della Riforma e del Risveglio, mentre noi siamo così «illuminati»? Ho detto sopra che la differenza fra «immagini del sacro» e raffigurazioni è un crinale molto sottile e labile; bisogna cercare un equilibrio, ma bisogna stare attenti a non creare alibi per una nuova idolatria. Specialmente in ambito carismaticista si assiste, a differenza dei pentecostali storici, a una nuovo tentativo di cattolicizzazione e sacramentalizzazione di ritorno, di cui sono molto preoccupato.

     Non capisco che cosa c’entri il discorso della mia conversione con un’analisi teologica attuale, basata sull’esegesi contestuale. Per altro, io mi sono convertito da solo e soltanto in seguito ho trovato gli evangelici. Io ho vissuto inoltre lontano da una chiesa locale, essendomi trasferito altrove, e le mie convinzioni dipendono dagli studi della Parola, non dai dettami di una denominazione. Quindi, trovo alquanto singolare tutto questo discorso e povero di argomenti stringenti.

     A ciò si aggiunga che io non ho parlato di un «no assoluto a ogni immagine», ma di un no assoluto a ogni «immagine del sacro»; il che rappresenta una grande differenza. Inoltre un «pesce» è un simbolo, come pure lo è pure una nuda croce; e questo di là dal fatto, che ad alcuni possano piacere e ad altri no. Un simbolo è un segno, che sta per un significato non intrinseco al simbolo stesso, ma che vive mediante la convenzione; infatti, tale significato si può perdere nel tempo oppure lo stesso simbolo può avere un altro significato in culture e tempi diversi. Non so quanti ricolleghino il «pesce», che mettono dietro alla loro auto, all’acronimo greco «ichthys» (Gesù Cristo, di Dio Figlio, Salvatore). Nei primi secoli, la croce era solo un simbolo di terrore, poiché non era inusuale vedere fuori paese file di crocifissi, che pativano i dolori della morte. Quando tale tipo di pena di morte cadde in disuso, crebbe lentamente un significato romantico della croce. Non la metterei poi nel patetico riguardo a una presunta condanna «dei fratelli martiri per Cristo all’inferno»; qui l’argomentazione scende proprio sotto ogni livello razionale.

     Infine, visto che ci sono opinioni differenti sull’uso d’illustrazioni in materiale pedagogico (scuola domenicale, ecc.), suggerisco un estremo pudore, affinché tali rappresentazioni si limitino agli aspetti simbolici e non diventino «illustrazioni del sacro». Anche le figure di Gesù, se proprio è necessario usarle come illustrazioni, che siano private da ogni aureola e alone di sacro, per essere degradate a semplici figure di un racconto storico. Sull’uso di «immagini del sacro» nelle sale di culto, personalmente sono del tutto contrario; non mi sento di prendermi tale responsabilità per altri, dando il mio assenso, visto che devo personalmente comparire dinanzi al tribunale di Cristo per rendere conto dei miei atti.


Nicola, ho letto la tua risposta. Che differenza c'è tra un pezzo di bronzo raffigurante un serpente ed una statua di bronzo raffigurante un serpente? Sono la stessa cosa descritta con diverse parole. Mi sembra che la tua distinzione sia più dovuta ad un automatismo che ti porta a considerare "a priori negativamente" la partola statua, che all'esegesi del testo. "Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra un'asta" (Num 21,8). Riguardo al vitello d'oro come mai ribadisci che era un idolo? Non ho parlato di qusto, ti confermo la correttezza della tua posizione su questo. Riguardo ai cherubini, ho citato soltanto quelli sull'arca per brevità, ma dovresti sapere bene che nel tempio erano presenti diverse figure di cherubini e molte altre decorazioni ricoperte di oro.

"Fece ornare tutte le pareti della casa, tutto intorno, tanto all'interno quanto all'esterno, di sculture di cherubini, di palme e di fiori sbocciati" (1Re 6,29) 

"I due battenti erano di legno d'olivo. Egli vi fece scolpire dei cherubini, delle palme e dei fiori sbocciati, e li ricoprì d'oro, stendendo l'oro sui cherubini e sulle palme" (1Re 6,32)

"Salomone vi fece scolpire dei cherubini, delle palme e dei fiori sbocciati e li ricoprì d'oro, stendendolo sulle sculture" (1Re 6,35)

"Sopra i riquadri, fra i sostegni, c'erano dei leoni, dei buoi e dei cherubini; lo stesso, sui sostegni superiori; ma sui sostegni inferiori, sotto i leoni e i buoi, c'erano delle ghirlande a festoni" (1Re 7,29) 

"Sulla parte liscia dei sostegni e sui riquadri Chiram scolpì dei cherubini, dei leoni e delle palme, secondo gli spazi liberi, e delle ghirlande tutto intorno" (1Re 7,36)

Va da sè che nessun israelita dava culto religioso a queste immagini di cherubini ricoperte d'oro, e che non attribuiva loro alcun potere miracoloso, erano solo ornamentali. So bene che molti fratelli per un automatismo inconscio tendono a considerare il concetto statua=idolo, eppure questi brani smentiscono questa grossolaneria, altrimenti dovremmo pensare che Salomone ha riempito il tempio di idoli, cosa che sicuramente non è avvenuta, dato che quando Dio è apparso successivamente a Salomone, ha approvato il tempio (cfr. 1Re 9).

Dici di non avere nulla contro la raffigurazione della croce, ebbene i cattolici e gli ortodossi venerano proprio le croci dando loro culto religioso, i cattolici arrivano adirittura a dare il venerdì santo alla croce il culto di latria, ad adorarla proprio come si adora Dio! Sia chiaro che con questo non voglio dire che sia necessario mettere delle raffigurazioni, voglio specificare che finchè non ricevono culto religioso, non sono peccaminose. E' vero che il pericolo di trasformare decorazioni in idoli, anche a un livello sottile, esiste. Teniamo anche conto che esiste anche il rischio di allontanare dalla Parola di Dio le persone facendoci apparire dei fanatici irrazionali che non possono tollerare neppure un disegnino e che la pensano "come i musulmani":
L'eccesso di prudenza da un lato può diventare facilmnte assenza di prudenza dal lato opposto.

Sfondi una porta aperta dicendo che chi mangiava in un tempio di idoli peccava dando scandalo, in sostanza Paolo diceva "se mangi in un tempio di idoli, rischi di scandalizzare chi non ha ancora realizzato che questo non è peccato", non ha detto "mangiare in un tempio di idoli è sempre peccato per tutti in tutte le circostanze e chi lo fa anche se non scandalizza alcun fratello commette comunque idolatria". Riguardo ai padri della Riforma sappiamo bene che le chiese calviniste sono sempre state radicali contro le immagini decorative, mentre quelle luterane le hanno accettate purchè non diventassero oggetto di culto e così violazione del secondo comandamento. E'palese che la reazione calvinista era dovuta ad una cura pastorale per le persone, esacerbate dall'idolatria del romansimo.
La tua conversione è determinante, in quanto ognuno di noi tende implicitamente a considerare corrette le dottrine che sentiamo insegnare nei primi anni di fede ed a considerare sbagliate quelle delle altre chiese. Esempio? Chi si converte tra i pentecostali reputa biblico parlare in lingue, chi si converte tra i battisti crede che le lingue non sono per oggi; tutti noi diamo per scontato che ciò che sentiamo insegnare dai nostri conduttori sia vero, molte volte è davvero così, ma non lo è sempre. Con gli anni è necessario spesso riconsiderare le proprie idee e rendersi conto delle forzature che ci sono ovunque.
Riguardo alle raffigurazioni di Gesù, convengo con te che sia giusto evitare aureole e aloni di sacro ed altri misticismi, in questo modo saranno anche realistiche dato che egli non aveva alcuno sfolgorio di luce intorno alla sua persona, ma appariva come un qualunque essere umano (cfr.Mt 26,48-49).

Concludendo il discorso ribadisco che è possibile avere delle raffigurazioni all'interno di un locale di culto, a patto che non siano oggetto di adorazione, venerazione, ed altri onori spciali, ma che rimangano ciò per cui sono pensati, semplice ornamento decorativo. Se diventano idoli, queste decorazioni devono essere rimosse, come è successo al serpente di bronzo. "Fece a pezzi il serpente di bronzo che Mosè aveva fatto; perché fino a quel tempo i figli d'Israele gli avevano offerto incenso; lo chiamò Neustan" (2Re 18,4)

[Modificato da Nayax79 06/06/2011 18:42]
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